• Approfondimenti

  • I SEGNALI DI INVECCHIAMENTO PRECOCE DEL CERVELLO: solo disturbi di memoria?

    Nell’ambito delle facoltà mentali, con il comune termine “invecchiamento precoce” si intendono quelle patologie del sistema nervoso centrale che progressivamente conducono a varie forme di demenza.

    Per ostacolare l’invecchiamento precoce è fondamentale individuare al più presto i primi sintomi per poter giungere ad una diagnosi ed intervenire tempestivamente. In questo caso, possiamo parlare di “Deterioramento Cognitivo Lieve” e le prospettive per un buon grado di recupero diventano molto più concrete rispetto ad interventi non farmacologici, gli unici ad oggi, effettuati su forme di demenza.


    Se mi dimentico cosa dovevo fare in una stanza?

    Indubbiamente, i primi segnali di allarme che più facilmente vengono avvertiti dalla persona interessata e dai familiari, riguardano l’intensificarsi di dimenticanze che capitano nella vita di tutti i giorni: andare in una stanza e non ricordarsi per cosa vi eravamo entrati, ripetere a qualcuno più volte nell’arco della giornata le stesse cose, dover leggere più volte la stessa pagina di un libro, lasciare pentole sul fuoco facendo bruciare il pranzo… Tali campanelli di allarme sono generalmente associati alla demenza di Alzheimer che, tra le demenze, è la forma più comune e quindi anche la più diagnosticata in maniera precoce (https://www.epicentro.iss.it/alzheimer/ ).

    Tuttavia, i problemi di memoria non sono gli unici che possono avvertirci della presenza di invecchiamento precoce. La demenza di Alzheimer, infatti, è solo una delle tante forme di demenza che esistono.

  • E se non mi vengono le parole quando parlo?

    Altri sintomi che non devono essere sottovalutati sono l’intensificarsi di difficoltà di linguaggio: non trovare la parola giusta con il classico fenomeno della parola sulla punta della lingua, non ricordare più come si chiamano alcuni oggetti o la tendenza a fare discorsi fluenti ma privi di senso (la cosiddetta “insalata di parole”). In questi casi, l’invecchiamento precoce potrebbe interessare aree del cervello frontali e laterali declinandosi in forme di Demenza Fronto-temporale (https://www.msdmanuals.com/it-it/casa/disturbi-di-cervello,-midollo-spinale-e-nervi/delirio-e-demenza/demenza-frontotemporale).

    In quest’ultimo tipo di demenza, inoltre, possono manifestarsi in prima battuta anche evidenti modificazioni del comportamento e della personalità con condotte di eccesso alimentare, disinibizione o apatia.


    Quali sono ALTRI FATTORI DI RISCHIO per l’invecchiamento precoce del cervello?

    Con questa breve panoramica, non dobbiamo dimenticare che la presenza di altre patologie può aumentare il rischio di incorrere in un invecchiamento cerebrale precoce. Tra le più comuni patologie croniche possiamo annoverare l’ipertensione arteriosa, l’ipercolesterolemia e il diabete mellito. Tali malattie, infatti, coinvolgendo in maniera più o meno diretta il corretto funzionamento dell’apparato circolatorio, potrebbero aumentare la probabilità d’insorgenza di Demenza Vascolare, causata dalla rottura improvvisa di vasi sanguigni di grandezza variabile nel cervello (https://it.wikipedia.org/wiki/Demenza_vascolare). In generale, inoltre, anche la presenza di casi di demenza nella famiglia di origine ne aumenta la probabilità di insorgenza.

  • Come combattere l’invecchiamento precoce?

    È evidente, quindi, che adottare COMPORTAMENTI DI PREVENZIONE quali una corretta dieta, fare esercizio fisico, non fumare e non eccedere con l’alcol è buona prassi, in special modo in questi ultimi casi. Tuttavia, per riuscire ad intercettare precocemente segnali di invecchiamento cerebrale uno degli strumenti più utili è lo screening cognitivo.

    Lo screening cognitivo consiste in un test che attraverso diverse prove restituisce una panoramica generale del funzionamento del nostro cervello. Se a queste prove si ottiene un risultato non in linea con le prestazioni normali, è consigliabile proseguire con una valutazione neuropsicologica più approfondita. La valutazione neuropsicologica attraverso l’utilizzo di test psicodiagnostici permette di misurare l’efficienza delle facoltà mentali come la memoria, il linguaggio o l’attenzione individuando, perciò, eventuali malfunzionamenti cognitivi. In questa maniera otteniamo una “fotografia” del cervello che possiamo confrontare anche in momenti successivi.


    A chi rivolgersi se si sospetta di andare incontro ad invecchiamento precoce?

    L’équipe multidisciplinare di Dia.Ri. costituita principalmente da neuropsicologi, neurologi, psichiatri/psicoterapeuti e fisioterapisti, nasce proprio dall’idea di affiancare in questi delicati passaggi decisionali la persona con invecchiamento precoce e la sua famiglia, indirizzando e consigliando per il percorso diagnostico e di trattamento più opportuni. La preziosa e continua collaborazione con il medico di famiglia, inoltre, permette una presa in carico globale che aiuta la persona con invecchiamento precoce a sentirsi curata a tutto tondo.

  • PROBLEMI COGNITIVI IN SEGUITO AD ICTUS: COSA FARE?

    Cosa è un ictus?

    L'ictus (dal latino "colpo"), conosciuto anche come ischemia cerebrale, si verifica quando improvvisamente avviene uno scarso apporto sanguigno al cervello provocando la morte delle cellule nervose della zona interessata.

    Esso può essere di due tipi: ictus emorragico, dovuto ad un travaso di sangue nel tessuto cerebrale, oppure ictus ischemico, dovuto ad una interruzione del flusso sanguigno data dall’occlusione di una arteria (https://www.salute.gov.it/portale/salute/p1_5.jsp?id=28&area=Malattie_cardiovascolari).


    Cosa posso fare una volta tornato a casa?

    Benché venga preso in tempo e le possibilità di recupero siano buone per circa la metà dei soggetti, i danni cerebrali causati dall’ictus sono spesso estesi e il paziente va incontro ad una gestione nel lungo termine che va ben oltre il ricovero ospedaliero. Tale gestione necessita di una presa in carico globale prevedendo un lavoro congiunto tra più figure professionali come il fisioterapista, il neurologo, il neuropsicologo, lo psicologo, il logopedista, ect. che possa condurre il soggetto verso un percorso di riabilitazione efficace che prenda in considerazione anche i disturbi cognitivi che l’ictus ha lasciato dietro di sé come: la difficoltà di concentrazione, il rallentamento del pensiero, difficoltà di pianificazione e disturbi di memoria.

  • Come individuare in maniera chiara quali sono questi disturbi cognitivi?

    Per valutare l’entità di tali deficit è necessario effettuare una valutazione neuropsicologica approfondita che possa far luce sul profilo cognitivo del paziente (https://www.diagnosiriabilitazione.it/neuropsicologia/). Grazie a tale profilo sarà possibile impostare un piano di riabilitazione neuropsicologica personalizzato e mirato al maggior recupero possibile. Affinché la riabilitazione possa avere successo è assolutamente necessaria la volontà e motivazione del paziente a collaborare per migliorare la propria situazione.

    È importante sottolineare infatti che, specialmente per pazienti giovani e in età lavorativa, affrontare la fase di recupero è ancora più dura psicologicamente e può portare a depressione e attacchi di panico. In tal senso è quindi indispensabile prevedere anche interventi di sostegno psicologico, che possano preparare il paziente e tutto il nucleo familiare al percorso da affrontare.

    I principali obbiettivi della riabilitazione sono quindi:

    • Riguadagnare la maggior efficienza fisica e cognitiva;
    • Essere in grado di gestire la vita di tutti i giorni, con o senza l’aiuto di altre persone
    • Aiutare il paziente ad accettare e convivere nel miglior modo possibile eventuali limitazioni permanenti
    • Suggerire i necessari adeguamenti dello stile di vita e dell’ambiente in cui vive il soggetto
    • Evitare o ridurre le complicanze fisiche, psichiche e sociali negative dovute all’ictus.

    L’obiettivo del Centro Dia.Ri. è quello di poter offrire servizi diagnostici e terapeutici di elevata qualità e specializzazione, ma anche accogliere e talvolta indirizzare il paziente, affinché possa trovare la risposta ai propri bisogni nel minor tempo possibile

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